Pregare con i Salmi

Una delle monache ortodosse copte, che preferisce restare anonima, spiega la genesi di questa preghiera:

Sin da quando ero novizia i salmi sono stati un grande scoglio per me. Recitarli era per me come scalare una montagna. Li trovavo ripetitivi, quando non addirittura incomprensibili. Ho sempre avuto molta difficoltà a pregarli e li pregavo per pura obbedienza. Ricordo la grande fatica di prendere in mano il salterio in cella. Spesso trovavo una scusa, recitavo preghiere più semplici. Ero una grande appassionata della preghiera di Gesù! Ricordo che mi colpì un detto di San Macario il Grande che trovai nel Giardino dei monaci, la collezione dei Detti dei padri del deserto che usiamo in Egitto. San Macario raccontava che da piccolo notava che le donne tenevano una specie di gomma da masticare in bocca per mandare via l’alito cattivo. Proprio come i nostri chewingum di oggi! Diceva Macario che se un chewingum è capace di togliere l’alito cattivo e di rinfrescare le viscere, quanto più il nome di Gesù è capace di mandare via l’alito cattivo dei peccati e quanto più questo va “masticato” continuamente per espellere ogni schifezza che abbiamo dentro. Il nome di Gesù ha un potere enorme perché è legato strettamente al Figlio di Dio. Il libro del Pellegrino russo, poi, mi ha fatto definitivamente innamorare di questa preghiera meravigliosa! Però ogni volta la mia madre spirituale mi spingeva a pregare anche i salmi che, diceva, erano la colonna vertebrale della preghiera del cristiano. Tutte le altre preghiere vanno abbinate ad esse. Per incoraggiarmi mi diceva sempre: “Anche Gesù pregava i salmi”!

Un giorno entrai in cella per pregare. Presi il salterio. Non ce la facevo. A una monaca copta è richiesto di recitare almeno un centinaio di salmi al giorno! Ho chiesto al Signore di aiutarmi. Dopo qualche giorno, riprendendo di nuovo il salterio, notavo che a ogni richiesta di azione da parte dell’uomo nei confronti di Dio, aggiungevo spontaneamente il nome di Gesù. “Conducimi a pascoli erbosi, Signore Gesù”, “Piega il tuo orecchio, Signore Gesù Cristo” ecc. E notavo, con mio grande gioia, che i salmi mi sembravano molto più leggeri. Non sapevo che, di fatti, applicavo nella vita di preghiera quello che i Padri hanno spesso detto e cioè che i salmi vanno pregati in chiave cristologica! Mi sentii rinata.

Giorno dopo giorno, iniziai allora a scrivere delle piccole preghiere che combinavano la preghiera di Gesù e dei versetti presi dai salmi. In fondo, anche la preghiera di Gesù “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi compassione di me” combina il santo Nome e la preghiera del pubblicano (cf. Lc 18,13). È così che ho iniziato ad amare i salmi. Giorno dopo giorno ho aggiunto sempre nuove preghiere e credo a oggi di aver inserito tutti i salmi. Oggi prego la preghiera di Gesù con i salmi o una volta al giorno oppure suddivido le 303 invocazioni in tre momenti diversi della giornata. Mi metto seduta con in una mano il mano il libretto che ho creato con le 303 preghiere, e in un’altra una corda di preghiera o una croce. Bisogna recitare queste invocazioni molto lentamente, gustando ogni singola parola. Il nome di Gesù è buono al palato spirituale, come dicono le Lodi mattutine copte. Il nome di Gesù è come miele per il nostro spirito, è dolcissimo per il nostro cuore. I versi del salmi sono parte della Scrittura e perciò nutrono la nostra anima e il nostro spirito. Bisogna diventare buongustai della preghiera, bisogna dare tempo, sentire il nome di Gesù nella bocca, come diceva san Macario.

Un altro metodo che uso spesso e che altre mie sorelle hanno adottato è quello di recitare, durante l’arco della giornata, una delle 303 preghiere mentre si lavora, si cammina, si fanno i servizi comunitari. Di solito io seguo l’ordine: il primo giorno la prima della lista, il secondo la seconda ecc. Ma ci sono alcune monache che conosco che invece scorrono ogni giorno la lista per cercare la preghiera che è maggiormente in sintonia con i sentimenti di quella giornata. C’è chi preferisce, nel giorno dell’angoscia, recitare versetti che invocano aiuto nell’angoscia. Ma c’è anche chi, nei giorni difficili, preferisce usare versetti che esprimono gioia e riconoscenza a Dio con una specie di metodo antirretico, come lo ha descritto Evagrio.

Anche questo metodo è molto utile ed è simile a quello con cui si può recitare anche la preghiera di Gesù.  Una modalità non esclude l’altra ma anzi l’una completa l’altra. Bisogna pregare sempre, non importa come! Certo, soprattutto tra i laici, c’è chi non riesce a stare seduto in camera per più di mezzora di fila. Non è solo una questione di mancanza di tempo. Chi non è abituato a un simile modo di pregare perde molto facilmente l’attenzione, si alza, accende la tv, si ricorda di stendere i panni, pensa a quell’episodio fastidioso successo al mattino, progetta cose per l’indomani… In una parola: è distratto! Tanto più che i Padri ci dicono chiaramente che nel momento della preghiera si ammassano su di noi tutte le distrazioni possibili e immaginabili! Per questo prima di pregare sarebbe bene sgomberare la mente dai pensieri e “chiudere la porta” (cf. Mt 6,6). Chiudere la porta non è soltanto chiudere fisicamente la porta della propria camera, ma spiritualmente chiudere quella della propria mente. Come diceva un padre del deserto: “Se l’uomo in dice in cuor suo: ‘Io solo e Dio siamo in questo mondo’ non avrà pace” (abba Alonio, Alf. 1).

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Tratto da https://www.natidallospirito.com/2017/06/19/un-metodo-per-pregare-la-preghiera-di-gesu-insieme-ai-salmi/