Un cuore buono: riflessioni sulla compassione di Dio
16 Maggio 2025
Un cuore buono: riflessioni sulla compassione di Dio
La compassione di Dio è un tema che ci affascina profondamente e ci invita a riflettere sulla Sua natura infinitamente buona.
Quando leggiamo la Bibbia, ci colpisce la frequenza con cui Dio si manifesta come un Padre misericordioso, che si prende cura di noi e ci ama senza condizioni. In questo testo, desideriamo fermarci a meditare sulla compassione di Dio e su come possiamo imparare a vivere in sintonia con questo Suo tratto essenziale.
Il termine “compassione” deriva dal latino compati, che significa “soffrire con”. Questo significato ci aiuta a comprendere meglio il cuore di Dio. Egli non è solo l’Onnipotente e l’Onnisciente, ma è anche il Dio che partecipa pienamente alla nostra sofferenza, che condivide il nostro dolore e ci accompagna con amore.
Nel libro del profeta Ezechiele, leggiamo queste parole di Dio:
«Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio – non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi, convertitevi dalla vostra condotta malvagia! Perché volete morire, o casa d’Israele?» (Ez 33,11)
Dio non desidera la nostra rovina, ma la nostra salvezza. Ci chiama alla conversione, perché vuole donarci la vita.
Anche nella vita di Gesù riconosciamo in modo pieno la compassione di Dio. In Matteo 9,36, si dice:
«Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.»
Gesù si commuove davanti alla fatica e allo smarrimento degli uomini e delle donne del Suo tempo — e anche davanti al nostro. Il Suo sguardo è sempre carico di amore e comprensione.
La parabola della pecora smarrita, in Matteo 18,12-14, ci parla proprio di questo:
«Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti per andare a cercare quella perduta? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda.»
Siamo tutti, in qualche momento, quella pecora smarrita, e sperimentiamo la gioia di essere ritrovati. E siamo chiamati a gioire anche noi per ogni fratello che ritorna.
Ma la compassione di Dio non è solo qualcosa da accogliere: è anche una via da seguire. Nel discorso sul giudizio finale, in Matteo 25,31-46, Gesù ci insegna:
«In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.» (v. 40)
Siamo invitati a riconoscere Cristo nei poveri, nei malati, nei prigionieri, in ogni persona bisognosa. La compassione non è solo un sentimento, ma uno stile di vita, una scelta concreta e quotidiana.
In conclusione, la compassione di Dio ci ricorda che Egli è un Padre buono, che si prende cura di noi con tenerezza e fedeltà. Accogliamo il Suo amore e lasciamoci trasformare dalla Sua grazia. Solo così potremo vivere in armonia con il Suo cuore, diventando anche noi strumenti della Sua misericordia nel mondo.