Sui Passi della Fede

– Padre Nostro –


Don Bruno Maggioni
Don Bruno Maggioni

INDICE:


1. Padre Nostro
2. Che sei nei cieli
3. Sia santificato il tuo Nome
4. Venga il tuo Regno
5. Sia fatta la tua volontà
6. Come in cielo così in terra
7. Il nostro pane quotidiano
8. Rimetti a noi i nostri debiti
9. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori
10. Non ci indurre in tentazione
11. Ma liberaci dal male
12. I mille volti del Padre Nostro
Che sei nei cieli

L’invocazione del Padre Nostro secondo la versione di Matteo non si accontenta di dire “Padre Nostro”, ma aggiunge subito “che sei nei cieli”. Questa precisazione vuole ricordarci che Dio è vicino e Signore, creatore e Padre, amore e onnipotenza. Ogni sincero rapporto con Dio risulta sempre di confidenza e timore, familiarità e obbedienza. Ma i sentimenti prevalenti sono altri. La consapevolezza che il creatore del mondo è un Padre ci permette di vedere in ogni cosa e in ogni evento un dono. E ci fa capire che l’essere da Lui scelti e amati è un’immensa e gratuita degnazione, cosa che impedisce di trasformare la grazia del suo amore in spirito di gretto settarismo. E ci conduce inoltre alla fiducia e alla serenità, al senso della provvidenza, conseguenza questa che Matteo esplicita subito dopo (6,24-34). Se qualcuno mi chiedesse: quale testo biblico può considerarsi il miglior commento alla nostra certezza che Dio è al tempo stesso Padre e creatore, non esiterei a indicare il Salmo 8. Non c’è in questo salmo il nome Padre, ma è ugualmente una preghiera piena di stupore rivolta a un Dio che ha creato il mondo intero, e tuttavia concentra il suo amore verso l’uomo. E’ un salmo da leggere con cura. Il Salmo 8 si apre proclamando la grandezza di Dio: «O Signore, Signore nostro, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: al di sopra dei cieli è la tua magnificenza!». E si conclude allo stesso modo: «O Signore, Signore nostro, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra». All’interno di questa duplice proclamazione della grandezza di Dio, che in qualche modo fa da cornice, il pensiero corre poi all’uomo: «Quando contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita, che cosa è l’uomo, perché ti ricordi di lui? Eppure tu l’hai fatto poco meno di un Dio, e ogni cosa hai posto sotto i suoi piedi». Che cos’è uomo? E’ una domanda importante, una domanda che ogni uomo serio si pone. Dio solo può rispondere a questa domanda. L’uomo ne è incapace. L’uomo biblico non chiede a se stesso, o agli altri uomini, la propria identità, ma a Dio. Per conoscersi guarda in alto. Ma a ben guardare, la domanda del Salmo non è semplicemente “che cosa è l’uomo?”, bensì: “che cosa è l’uomo, perché ti ricordi di lui?”. Il salmista si accorge che l’uomo è piccola cosa. E la meraviglia è che nonostante questo egli sia oggetto della memoria di Dio. L’uomo è sospeso alla memoria di Dio, e qui trova la sua grandezza nonostante la sua piccolezza nei confronti dell’universo. E difatti nel salmo c’è un alternarsi di grandezza e di piccolezza. La grandezza di Dio è affermata all’inizio e alla fine, è il punto fermo. Da qualunque parte lo guardi, Dio è grande. Diverso è invece il caso dell’uomo. Ti appare grande o piccolo, secondo l’angolatura da cui lo osservi. Se lo confronti con la immensità dei cieli (ma noi potremmo dire: se lo misuri col tempo, con la morte, con il susseguirsi delle generazioni, con il numero sterminato degli uomini che nascono, che vivono un’esistenza che pare insignificante, che muoiono) ti viene da pensare: cosa conta un uomo? Eppure Dio, esclama il salmista, si ricorda di lui e l’ha fatto di poco inferiore a se stesso. Se lo guardi dall’angolatura di Dio, l’uomo è grande, un solo uomo vale più del firmamento: “tutte le cose hai posto sotto i suoi piedi”. Si direbbe, dunque, che la Bibbia non è giunta ad affermare la grandezza dell’uomo, di ogni uomo, osservando concretamente l’uomo e la sua capacità di dominare la natura, la sua distanza dalle cose e la sua superiorità su di esse. La partenza biblica è teologica: ha accolto la grandezza dell’uomo, di ogni uomo, riflettendo sul comportamento di Dio, sul suo amore, sulla sua alleanza. Tutto questo è significativo. Ci assicura che il riconoscimento di Dio non è a scapito del senso dell’uomo, ma ne è il fondamento. L’uomo biblico è affascinato dalla bellezza dell’uomo, e lo considera un capolavoro che le mani di Dio misteriosamente costruiscono nel grembo della donna. Ma alla fine l’uomo biblico è convinto che la sua dignità non sta nella propria bellezza, o nella forza, o nell’intelligenza. E’ l’amore di Dio che dà dignità all’uomo. L’esperienza più profonda dell’uomo biblico è lo stupore di essere amato da Dio. Che cosa è l’uomo, perché ti ricordi di lui?
(Don Bruno Maggioni: estratto da “Padre Nostro” Editrice Vita e Pensiero 1998)