Sui Passi della Fede

– Padre Nostro –


Don Bruno Maggioni
Don Bruno Maggioni

INDICE:


1. Padre Nostro
2. Che sei nei cieli
3. Sia santificato il tuo Nome
4. Venga il tuo Regno
5. Sia fatta la tua volontà
6. Come in cielo così in terra
7. Il nostro pane quotidiano
8. Rimetti a noi i nostri debiti
9. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori
10. Non ci indurre in tentazione
11. Ma liberaci dal male
12. I mille volti del Padre Nostro
Come in cielo così in terra

L’espressione che conclude la prima parte del Padre Nostro («come in cielo così in terra») non si riferisce soltanto alla terza domanda («sia fatta la tua volontà»), ma anche alle prime due. Può significare semplicemente «dappertutto», e in questo caso viene sottolineata l’universalità delle prime tre domande: si prega perché Dio sia dovunque santificato, il suo Regno venga esteso a tutto il mondo e la sua volontà sia fatta in ogni angolo della terra. Una preghiera, dunque, di grande respiro. Soprattutto una preghiera missionaria. Lo sguardo largo segnala sempre, infatti, una passione missionaria. Gesù stesso – come si legge nella conclusione del Vangelo di Matteo – è ricorso all’espressione «in cielo e in terra» per indicare la sua signoria universale e, di conseguenza, l’universalità della missione dei discepoli: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni» (28,18-19). «Come in cielo così in terra» può però avere anche un senso più pregnante: come in cielo il nome di Dio è santificato, il suo Regno perfettamente compiuto e la sua volontà obbedita, così avvenga sulla terra. Il discepolo chiede al Padre che la terra diventi il risvolto del cielo. E’ questo un pensiero ricco di prospettive. Significa, ad esempio, che il cristiano deve guardare verso il mondo di Dio, se vuole veramente comprendere se stesso e la propria attuale esistenza. Per valutare nel modo giusto le cose del mondo il cristiano non desume i suoi criteri valutativi dal mondo stesso, ma dal Regno di Dio. Per comprendere le cose di quaggiù il cristiano guarda in alto. Ce lo fa comprendere Gesù stesso parlando della sua regalità con Pilato: «Il mio Regno non è da questo mondo: se il mio Regno fosse da questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio Regno non è di quaggiù» (Gv 18,36). Il Regno di Gesù è qui, nel mondo, ma la sua origine viene da altrove. E così è il cristiano: vive nel mondo, ma le regole del proprio vivere le mutua da un’altra parte – dal mondo di Dio -, la sua regola di vita obbedisce a un’altra logica. Si può leggere «come in cielo così in terra» anche da un’altra angolatura. Pregare perché la terra assomigli al cielo significa riconoscere che la pienezza è nel cielo, non qui: un modo di pensare, questo, che relativizza il mondo. Questo non è il nostro tutto. Siamo fatti per una patria che è altrove. Al tempo stesso, però, questo modo di pensare dà importanza al mondo, a questo mondo: la vita terrena non è la pienezza del Regno, questo è vero, ma può esserne il riflesso! Le cose del mondo futuro si preparano qui, ora. Di più: si possono anticipare qui, pregustarle, sia pure in modo incompiuto. Un riflesso, non la pienezza della luce. Ma anche il semplice riflesso di una grande luce è già luminoso! Due passi del Vangelo possono aiutarci a chiarire questi pensieri. Il primo è il canto degli angeli nella notte di Natale (Le 2,14): «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama». Sono parole da considerare con attenzione, a incominciare dalla loro forma. Si tratta di due brevi frasi disposte in modo che il pensiero passi continuamente dall’alto al basso: i cieli e la terra, Dio e gli uomini, la gloria e la pace. Risulta così con evidenza che la pace fra gli uomini è la contropartita terrestre della gloria che Dio ha nei cieli. E’ soprattutto, però, nella grande preghiera di Gesù che si legge nel cap. 17 del Vangelo di Giovanni che tutto si chiarisce. Gesù prega perché il dialogo di conoscenza e di amore che circola fra Lui e il Padre venga esteso alla comunione dei discepoli fra loro. L’amore vicendevole è il risvolto umano, terrestre, già ora possibile, del mondo divino.
(Don Bruno Maggioni: estratto da “Padre Nostro” Editrice Vita e Pensiero 1998)