Sui Passi della Fede

– Padre Nostro –


Don Bruno Maggioni
Don Bruno Maggioni

INDICE:


1. Padre Nostro
2. Che sei nei cieli
3. Sia santificato il tuo Nome
4. Venga il tuo Regno
5. Sia fatta la tua volontà
6. Come in cielo così in terra
7. Il nostro pane quotidiano
8. Rimetti a noi i nostri debiti
9. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori
10. Non ci indurre in tentazione
11. Ma liberaci dal male
12. I mille volti del Padre Nostro
Sia fatta la tua volontà

La terza invocazione del Padre Nostro ripete sostanzialmente le prime due, sottolineandone però maggiormente l’aspetto morale: «Sia fatta la tua volontà». Diciamo subito che per volontà di Dio non si deve intendere soltanto i comandamenti, la legge, ma il disegno di salvezza. Ma che cosa significa fare la volontà di Dio? E quale è il preciso contenuto della volontà di Dio? Per rispondere – o, meglio, per avvicinarci a una risposta – possono bastarci tre passi evangelici; due di Matteo e uno di Giovanni. Nel discorso della montagna si leggono queste parole di Gesù: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21-23). Dunque c’è chi parla continuamente di Dio («Signore,. Signore»), ma poi dimentica di fare la sua volontà. C’è chi si illude di lavorare per il Signore («abbiamo profetato nel tuo nome, cacciato i demoni e compiuto miracoli nel tuo nome»), ma poi scoprirà, nel giorno del rendiconto, di essergli sconosciuto («Non vi ho mai conosciuto: allontanatevi da me»). Con queste forti parole – e con la parabola delle due case che le illustra – Matteo probabilmente polemizza con certi entusiasti presuntuosi che avevano sempre sulle labbra il nome di Gesù, e che poi non concludevano nulla. C’è il rischio di una preghiera («Signore, Signore») che non si traduce in impegno («la volontà di Dio»), o di un accolto che non diventa pratica. Certo, Matteo non condanna la preghiera né l’ascolto. E’ anzi convinto che sono la radice della prassi cristiana. E tuttavia l’essenziale non è l’ascoltare e il dire, ma il fare. La differenza fra l’uomo saggio che costruisce la casa sulla roccia e l’uomo stolto che la costruisce sulla sabbia sta appunto nel “fare”. Con una precisazione: non un qualsiasi fare – neppure cacciare i demoni e operare i miracoli! -, ma fare la carità, come è appunto detto nel discorso della montagna e come è ribadito nel grande affresco del giudizio (Mt 25,31-46). «Le mie vie non sono le vostre», ripete spesso la Bibbia. Fra il progetto di Dio e il progetto dell’uomo non raramente si insinua una tensione. Fare la volontà di Dio può richiedere – a volte – un totale cambiamento dei nostri desideri. Un esempio è la preghiera di Gesù nel Getsemani, che riporto nella versione di Matteo: «E, scostatosi un poco, cadde con la faccia a terra e pregava dicendo: Padre mio, se è possibile passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi Tu» (26,39). Gesù è nell’angoscia e la sua preghiera la esprime. Non si tratta dell’angoscia del dubbio, ma quella dell’obbedienza dolorosa. La lacerazione non è fra obbedienza e disobbedienza. Gesù è costantemente in un atteggiamento di fondamentale obbedienza. Non lo sfiora il pensiero che l’uomo possa fare la propria volontà anziché quella di Dio. Nell’imminenza della passione, però, chiede che la volontà di Dio sia, se possibile, diversa. Si osservi, poi, come l’angoscia non metta in crisi la fede di Gesù. Anche in questa circostanza Egli non cessa di rivolgersi a Dio con l’appellativo “Padre”, che è stata la scoperta e la rivelazione più grande che egli ha fatto ai suoi discepoli. Nel Vangelo di Giovanni il tema dell’obbedienza è ancora più fortemente sottolineato. L’evangelista presenta Gesù come l’obbediente, la trasparenza della volontà del Padre. Suo cibo è fare la volontà del Padre. Un’immagine, questa, che dice la totalità dell’obbedienza. Fare la volontà del Padre, e non la propria, è la tensione di tutta la vita di Gesù, il punto verso cui tutte le sue azioni e le sue parole si protendono, senza distrazioni. Gesù sembra annullare radicalmente la propria volontà in una totale obbedienza, ma è proprio in questa obbedienza che egli ritrova la sua libertà e la sua consistenza di Figlio. Gesù è la “trasparenza” del Padre. Per questo è portatore di una rivelazione decisiva, nell’ascolto o nel rifiuto della quale l’uomo gioca il proprio destino. La conclusione è che la terza domanda del Padre Nostro fa riferimento a Gesù. Se la si vuole comprendere si deve guardare a Lui. E se ne deduce che fare la volontà di Dio non è semplicemente compiere delle azioni buone, ma è un modo di esistere. Coinvolge la persona nella sua totalità.
(Don Bruno Maggioni: estratto da “Padre Nostro” Editrice Vita e Pensiero 1998)